Baita Khenpo Tenzin Thinley

ECCO COME È NATO IL PROGETTO

Il VIAGGIO NEI MONASTERI …

Nel 2018 ho visitato diversi monasteri in Bhutan, partecipando a numerosi rituali. Un piccolo, ovattato mondo incuneato tra Cina e India, in equilibrio fra passato e futuro, dove il benessere viene prima della crescita economica. Molti prodotti e alimenti sono importati. Si produce e vende energia elettrica. Il numero di turisti è limitato, ogni viaggiatore viene tassato (si deve spendere 250 dollari al giorno e 60 vanno allo Stato). Grazie a queste entrate istruzione e sanità sono gratuite. Il Bhutan è l’unico Paese al mondo ad aver mantenuto il Buddismo Mahayana come religione ufficiale. Ospita oltre 525 monasteri del Dhratsang, 144 Lama reincarnati, 800 Lhakang di villaggio e altri 500 templi privati.

IL MONACO DAL SORRISO LUMINOSO

Durante questo magico viaggio ho conosciuto Khenpo (guida) Tenzin Thinley. Di lui, mi hanno colpito la luminosità del suo sorriso e la grande calma, non si sottraeva alle domande, anche a quelle più scomode. Gli chiesi se gli era mancata sua madre, quando a 7 anni, scelse la vita in monastero. Mi disse che era stato un distacco davvero duro.

LA BAITA DA MEDITAZIONE IN CIMA ALLA MONTAGNA

Qualche mese dopo il mio rientro in Svizzera è partito il primo progetto: costruire in una zona isolata del Bhutan (vicino a Pangkha, distretto Wangdue Phodrang), dove la natura ispira pace, una baita in legno e sassi di meditazione per ritiri meditativi di tre mesi. Per il monaco Tenzin e per altri monaci più poveri che non possono permettersi l’affitto di una struttura. Servivano 10 mila franchi per il materiale, il trasporto e la costruzione.

INIZIA LA COLLETTA E IN SEI MESI LA BAITA È FINITA

Parte la colletta a fine gennaio tra amici in Ticino e in giro per il mondo. Nel giro di qualche mese arriviamo alla somma necessaria. Ad aprile khenpo Tenzin T. ha ricevuto i soldi e ha iniziato i lavori. Ad ottobre la struttura era completata. Da novembre viene usata.

UN TETTO PER I MONACI MEDITANTI

La baita di meditazione serve ai monaci per   prepararsi al ritiro meditativo di 3 anni previsto nel loro percorso di studi. Grazie all’isolamento, meditazione e concentrazione la mente diventa più chiara e ricettiva agli insegnamenti. Durante i ritiri meditativi, il monaco impara a conoscere la sua mente, a liberarsi dalle emozioni che ostacolano il suo cammino verso l’illuminazione, come la rabbia o l’attaccamento. Ha la supervisione del suo maestro. Tutte qualità che il monaco metterà poi a disposizione nell’ascolto e guida della collettività.

Simonetta Caratti