Cari amici, grazie alla vostra generosità, abbiamo inviato
2’676 franchi in Bhutan per aiutare due monasteri e monaci agli studi
Il Bhutan ha finalmente riaperto le frontiere anche ai turisti, dopo due anni di isolamento dovuto alla pandemia. Nel frattempo molte agenzie di viaggio sono fallite. Molti hanno dovuto reinventarsi. Inoltre, lo Governo ha fissato una tassa giornaliera di 250 dollari per i turisti, limitando l’accesso a chi può permetterselo ed ostacolando la ripresa dell’economia che ruota attorno al turismo. Una situazione non facile che si ripecuote anche sui monasteri, dove i giovani, molti orfani, trovano un tetto, cibo e un’istruzione.
Il nostro amico monaco Khenpo Tenzin Thinley ha valutato come meglio distribuire gli aiuti. Oltre a continuare a sostenere 3 monache (Pemo, Pema, Sangay) che beneficiano di un padrinato (perché non hanno una famiglia che le supporta), ci siamo concentrati su due monasteri: scarpe nuove per i monaci del Pagar; vestiti e scarpe per le 11 giovani monache di Tshogyel Shedrub. Stiamo anche sostenendo i corsi di inglese per il monaco Namgay, 19 anni e la formazione in medicina tradizionale per la monaca Thubten, 27 anni.
Ogni donazione, dice l’Abate Khenpo Wangdi Tshering, fa una grande differenza permettendo a tutti di vivere meglio e non avere freddo ai piedi. Al Pagar sono come una grande famiglia. Ciascuno si prende cura del più piccolo.
Le undici monache del piccolo monastero Tshogyel Shedrub Chokhor Ling nunnery nella parte orientale del Paese, in una zona discosta, dove ci si arriva camminando per 10 chilometri, ha ricevuto nuovi vestiti.